mercoledì 31 ottobre 2012

Calibrare stampante e supporto

La calibrazione di una stampante ne determina il comportamento, in particolare nella produzione del colore. Inoltre i colori che vengono stampanti da una particolare combinazione stampante+supporto+coloranti, variano con il tempo. Per questo motivo la stampante va “calibrata” durante l’installazione e “ricalibrata” periodicamente per portarla nello stato iniziale.
Una stampante può avere proprie capacità di calibrazione o esserne sprovvista. Tipicamente le stampanti controllate da un RIP hanno proprie capacità di calibrazione. Per quelle che non hanno la possibilità di essere calibrate direttamente, l’unica soluzione consiste nel creare il profilo colore con le opzioni di calibrazione incorporate.
La calibrazione, e dunque la produzione dei colori, dipende da molti parametri, tra i quali:
  • marca e modello di stampante (per esempio Epson Stylus Pro 3880);
  • tipo di supporto (per esempio carta patinata);
  • tipo di coloranti (per esempio Canon Pigment);
  • modalità di colore (per esempio CMYKcmk);
  • velocità e direzionalità della testina (per stampanti ink-jet);
  • risoluzione e qualità di stampa (per esempio 720 x 720 dpi singola passata);
  • tipo di retino (ampiezza o frequenza).
Per la calibrazione è necessario un software, tipicamente compreso in un RIP, oppure indipendente, e uno spettrofotometro per la misura del colore.
Nota. Il termine “linearizzazione” di una stampante viene usato talvolta nel senso di “calibrazione” e altre volte, più propriamente, nel senso di “ricalibrazione”, per riportarla alle condizioni iniziali di calibrazione (a cui il profilo ICC si riferisce).
La primissima cosa da fare è determinare se la propria stampante è controllata da un driver o da un RIP. Tipicamente un driver può accettare solo dati RGB mentre un RIP può accettare qualunque tipo di dati, RGB o CMYK o anche Lab (ma dipende dal RIP).
Se la stampante è controllata da un driver che può ricevere solo dati RGB i vari target di stampa (e il profilo stesso) dovranno essere in modalità RGB.
Se la stampante è controllata da un RIP che può ricevere solo dati CMYK i vari target di stampa (e il profilo stesso) dovranno essere CMYK.
Se la stampante è controllata da un RIP che può ricevere sia dati RGB che dati CMYK è probabilmente meglio trasmettere dati RGB e impostare la conversione interna da RGB a CMYK, quindi i vari target di stampa (e il profilo stesso) dovranno essere in modalità RGB. Oppure si può decidere di trasmettere dati CMYK e quindi i vari target di stampa (e il profilo stesso) dovranno essere CMYK.
La seconda cosa da fare è stabilire se useremo la stampante come prova colore (cioè in simulazione) di qualche altro procedimento di stampa, oppure la useremo indipendentemente da altri processi di stampa.
Per semplicità qui ci riferiamo ad una stampante+carta con quattro coloranti (inchiostri o toner) CMYK. Tipicamente calibrare una stampante con determinati parametri (supporto, coloranti, ecc.) significa
  1. per ogni colorante stabilire il limite (channel ink limit), cioè la quantità massima utilizzabile dalla stampante, la quantità che deve corrispondere al valore 100;
  2. stabilire il limite di inchiostro totale (total ink limit)
  3. per ogni colorante linearizzare la quantità di colorante;
Un’altra cosa che si può fare durante la calibrazione, solo per stampanti CMYK, consiste nel determinare la quantità complessiva di coloranti (TIL, total ink limit, TAC, total area coverage). Questa informazione non fa parte della calibrazione, nel senso che non modifica il comportamento della stampante, ma è utile per caratterizzarla e profilarla.

1. Limitare ogni colorante
(channel ink limit)
Il limite si stabilisce stampando (con limiti al 100%) un target simile a uno di questi qui sotto (la forma effettiva varia da software a software e da strumento a strumento), che contiene una strisciata con varie percentuali per ogni colorante.



Questo è un target CMYK che si trova in un software EFI:



Questo invece è un target RGB con tacche posizionate casualmente creato con Argyll:



Se necessario si lascia asciugare alcuni minuti e quindi si misurano le tacche oppure si controlla visivamente la stampa.
Se si misurano le tacche, i risultati vengono analizzati dal software che ha generato il target. Tipicamente il limite viene determinato osservando i valori di L* C* h (L* è la chiarezza, C* è la croma, h è l’angolo di tinta) e si fissa dove
  • il valore C* o L* non cresce più oppure ha una crescita inferiore rispetto alla crescita precedente; oppure
  • il valore di h cambia bruscamente.


Se si controlla visivamente occorre determinare fino a che punto il deposito di colorante è accettabile, cioè la tacca non è sovrainchiostrata né sottoinchiostrata. Si annota la percentuale massima accettabile per ogni colorante, che viene indicata al software che esegue la calibrazione.



D’altra parte se si fissa un limite troppo basso, il gamut di colore della periferica si restringe.
Nel caso in cui il RIP sia utilizzato per simulare un’altra periferica di stampa (cioè per fare delle prove colore) è utile limitare gli inchiostri in modo che possa essere riprodotto il gamut da simulare ma non di più. ColorThink  ha una ColorSmarts Guide per stabilire, in questo caso, i limiti di inchiostro per il RIP.

2. Determinare il TIL (o TAC)

La quantità massima di coloranti per una stampante CMYK è 400% ma non tutte le stampanti possono sovrapporre una tale quantità di colorante. Il massimo valore consentito è detto TIL (total ink limit) o TAC (total area coverage).
Se si usa il driver o il RIP del costruttore della stampante, probabilmente il limite è già stato fissato, o si può fissare nelle impostazioni manuali della stampante (pannello frontale). Nelle stampanti laser+toner, per esempio, il limite tipicamente è già fissato dal costruttore.
Se il TIL non è stato fissato, lo si può fissare direttamente nel RIP, se si usa un RIP, e se il RIP lo consente. Alternativamente lo si può fare nel profilo colore ma è meglio, se possibile, farlo nel RIP stesso.
Per determinare il valore del TIL si stampa un target come questo, fatto con tacche scure con un limite di TIL massimo al 400%. Ogni tacca ha un percentuale complessiva di coloranti elevata (per esempio 300%, 310%, 320%, ecc.).



Se il target stampato ha visibilmente troppo inchiostro se ne può stampare un altro con un limite inferiore (se il software lo consente).
Dopo averlo lasciato asciugare si controlla il target sia visivamente che con lo strumento (se previsto). Visivamente si determinano le aree in cui l’inchiostro non asciuga o dove la carta si deforma anche se asciugata o dove l’inchiostro esce dai bordi della tacca stessa. Eliminate queste aree si determina qual è la tacca con la massima quantità di inchiostro.
Alcuni software di calibrazione determinano automaticamente il TIL dopo la misura del target.

3. Linearizzare ogni colorante

Dopo aver determinato il limite di ogni colorante per quella stampante e per quel supporto il prossimo passo consiste nel calibrare la stampante effettuando una linearizzazione che assicura che i valori tonali variano linearmente da 0 a 100%. La linearizzazione potrebbe essere automatica, oppure non necessaria, dipende dalla stampante e dal suo driver o RIP. Di solito in un RIP c’è la possibilità di linearizzare.
Per ogni colorante la quantità di colore richiesta può andare da 0 a 100 (nel grafico qui sotto è il valore in ascissa). In corrispondenza ad ogni valore tra 0 e 100 la stampante emette una data quantità di colorante, tipicamente non proporzionale al valore in ingresso (linea tratteggiata nel grafico qui sotto).



Linearizzare il canale del colorante significa fare il modo che la densità dell’inchiostro, in funzione del valore di ingresso, sia come indicato dalla linea continua.
Oggi si tende a non utilizzare più i valori di densità ma la chiarezza L* o eventualmente la croma C*.
Si stampa lo stesso target utilizzato per il limite massimo di colorante e questa volta si misurano le singole tacche con uno spettrofotometro. I risultati vengono comunicati al software di calibrazione.



A questo punto si può linearizzare la curva manualmente o automaticamente, secondo le opzioni del software.
La limitazione e linearizzazione di ogni colorante si può controllare nel profilo della stampante con questa ColorSmarts di ColorThink.

Stampanti per non vedenti


Lexmark presenta due nuove soluzioni di accessibilità progettate per consentire ai non vedenti l’accesso ai menu delle stampanti.

Stampanti e multifunzione mostrano le informazioni sullo stato di stampa direttamente nel display, dal quale è possibile configurare l’intera macchina e interagire con essa. Nel caso di un utente affetto da disabilità visiva, queste operazioni sono una barriera che impedisce l’utilizzo della tecnologia.
Si tratta di due tecnologie combinate. La prima, AccessibilitySolution per MFP consente di accedere alla stampante attraverso un software web-based (quindi da Pc o telefonino o qualsiasi altro device che supporti il web). In questo modo è possibile effettuare la maggior parte delle operazioni invece che dal pannello touch-screen da un diverso dispositivo.
La seconda novità annunciata da Lexmark si chiama AccessibilitySpeech e permette al multifunzione o alla stampante di “parlare” all’utente, fornendo aggiornamenti sullo stato delle stampe.
Ipovedenti e non vedenti avranno così la possibilità di avviare le funzioni copia, fax, e-mail, FTP e scansione direttamente dalla propria postazione di lavoro. Il software fornito da Lexmark è compatibile con la maggior parte dei pc disponibili sul mercato.
Le soluzioni Accessibility di Lexmark sono state sviluppate per rispondere alle esigenze di utenti con disabilità visiva”, ha dichiarato Massimiliano Tedeschi – Amministratore Delegato di Lexmark Italia. “Tali applicazioni sono progettate specificamente per aiutare gli ipovedenti a lavorare con una tecnologia che normalmente non è a loro accessibile. Questo dà la possibilità di gestire documenti e automatizzare importanti operazioni di stampa e di informare l’utente tramite un feedback audio. Inoltre, queste funzionalità consentono di gestire e controllare i dispositivi attraverso un’idonea interfaccia progettata per soddisfare al meglio questa tipologia di utenza”.

giovedì 25 ottobre 2012

Cartucce in dotazione all'acquisto della stampante


Oggi affrontiamo i problemi riscontrati sulle cartucce starter, ovvero le cartucce che troviamo in dotazione al primo acquisto della stampante.
I casi più lampanti in cui ci troviamo di fronte a queste problematiche li riscontriamo su tutte le nuove stampanti Lexmark che utilizzino sulle proprie cartucce l'opzione Return Program, cioè il programma di recupero che permette di acquistare ogni volta le cartucce originali con una scontistica mediamente del 20%, ma che non permettono la ricarica della cartuccia stessa, in quanto la stampante alla nuova installazione la riconosce come una cartuccia già utilizzata e di conseguenza ne blocca l'avvio della stampa, segnalandone un errore. Stesso problema che si inizia a trovare su alcune multifunzioni Hp che anche se non adottano dichiaratamente il Programma di Recupero, comunque sono state in grado di inibire la stampa di tali cartucce bloccandone il riavvio dopo il primo utilizzo.
Non ultimo, e sicuramente più salato, è il conto di coloro i quali devono sostituire la cartuccia starter che trovano su alcuni tipi di Fax come Telecom, Olivetti, o Philips rigorosamente inkjet; su tutte queste periferiche non c'è modo di poter riutilizzare le cartucce trovate in dotazione e nel momento in cui ci si ritrova a sostituire la nuova cartucce ci si imbatte quasi sempre in spiacevoli sorprese.

Il livello degli inchiostri

Abbiamo visto come negli anni i Produttori più importanti abbiano sviluppato nuovi sistemi di comunicazione tra stampante e pc sempre più veloci e sempre più completi, e allo stesso tempo se vogliamo più sofisticati.
Inizialmente la maggior parte delle stampanti non era in grado di riconoscere se sulla propria periferica venissero installate cartucce originali o compatibili ne tanto meno ne segnalava l'utilizzo inappropriato della stessa, cosa che poi negli anni è radicalmente cambiata. Se ne saranno di certo accorti coloro i quali utilizzano cartucce rigenerate su modelli di ultima generazione siano essi Hp, Canon o Lexmark; la sostanza non cambia, oramai le periferiche sono in grado di riconoscere subito se stiamo utilizzando una cartuccia già precedentemente utilizzata e cioè in base al fatto che la cartuccia alla prima installazione viene in un certo senso "segnata" attraverso un sofisticatissimo codice di scrittura che ne "marchia" il prodotto.
Tutto ciò vuol dire che la stessa cartuccia una volta che ha terminato il suo ciclo di vita e per la quale si decida di procedere alla rigenerazione verrà comunque visualizzata come una cartuccia vuota, in quanto per la stampante si tratta di una cartuccia già precedentemente utilizzata e di conseguenza non verrà di certo monitorata come piena.

sabato 20 ottobre 2012

Nude dei Radiohead remixata con una stampante ed uno scanner

Guardate e sentite cosa abbiamo trovato su YouTube: un remix del brando Nude dei Radiohead realizzato con stampante, scanner e HDD remix. Una bella idea davvero :)

Difendere pc, stampante ed accessori dal maltempo

Se un fulmine dovesse colpire la palificazione elettrica su cui viaggia il filo che alimenta il proprio appartamento, la scarica elettrica che ne deriva provoca dei picchi di tensione brevissimi ma di valore molto elevato, detti spike. Essi possono (a volte, ma non è detto) non danneggiare un qualunque carico resistivo come stufe, lampade a incandescenza, normali trasformatori, ecc., ma le apparecchiature elettroniche, come ad esempio caricabatterie per smartphone, computer, stampanti, lo stesso modem/router ADSL, scanner e simili non sono altrettanto insensibili: un solo spike e possono danneggiarsi irreparabilmente.
Mentre la cosa migliore è proprio evitare di tenerli collegati alla rete elettrica e/o telefonica, non potendo o non volendo farlo occorre qualche piccola accortezza: meglio spendere 50-100 euro per cercare di tutelarsi che ritrovarsi a portare tutto in riparazione, con esiti non sempre favorevoli e con esborsi in genere più consistenti.

Prima accortezza: tutte le apparecchiature elettroniche delicate di questo genere è bene siano alimentate attraverso una multipresa dotata di protezione antifulmini o, in mancanza d’altro, connesse alla presa a muro attraverso una spina/presa passante di protezione, con la stessa funzione. Un esempio è quella prodotta dalla BTicino, ma anche altre case ne producono di analoghe: è difficile trovarle nei grandi magazzini, bisogna recarsi da un rivenditore di articoli elettrici di un certo livello, oppure chiedere al proprio elettricista di fiducia. La stessa casa produce anche una multipresa protetta, oppure, se si dispone di un impianto elettrico modulare, esistono anche le versioni da montare nei moduli presa.


In entrambi i casi, sia per la multipresa che per la spina/presa passante, questi sono costruiti per “guastarsi” non appena uno spike dovesse circolare sul filo. Il loro “guastarsi” consiste nell’interrompere immediatamente l’alimentazione: tale interruzione si manifesta in quanto all’interno vi è un apposito componente che si “brucia” (senza causare alcun incendio, sia chiaro: è calcolato) istantaneamente, salvaguardando il resto del materiale. Qualora ciò dovesse accadere, avrete salvato l’apparecchio collegato ma dovrete sostituire la multipresa o la spina/presa passante, con una spesa molto inferiore.
Poiché l’interruzione della corrente provocherebbe l’immediato spegnimento del computer, è bene dotarsi anche di un piccolo gruppo di continuità. Ne esistono anche di abbastanza economici, in genere con meno di 100 euro se ne acquista uno già adatto a far partire uno spegnimento “ordinato” del computer non appena venisse meno l’energia elettrica. A volte, come nel caso della casa produttrice APC, i gruppi già incorporano la protezione dalle scariche elettriche.

Seconda accortezza: il medesimo tipo di spine/prese passanti di protezione esistono anche per le linee telefoniche: è bene inserirne una tra la presa telefonica a muro e il modem/router ADSL, in modo da salvaguardare anche quest’ultimo qualora il fulmine dovesse cadere sul palo telefonico. Controllare bene anche all’atto dell’acquisto del gruppo di continuità: alcuni di essi ne hanno già una incorporata, per cui basta disconnettere la linea telefonica dal router ADSL, collegarla all’apposito ingresso di protezione linea telefonica del gruppo di continuità e, con un ulteriore cavetto, collegare l’uscita di nuovo al router ADSL.
Naturalmente, coloro che vivono nei grandi agglomerati urbani sono molto meno esposti a rischi di questo genere, in quanto sia l’elettricità che le linee telefoniche spesso non percorrono alcun tratto su palo ma sono, invece, portate da cavi interrati.
In ogni modo, vale la pena di spendere questo centinaio di euro tra gruppo di continuità e protezioni da fulmini: possono salvare, oltre al computer e agli altri apparecchi, ore e ore di lavoro che un solo fulmine potrebbe vaporizzare in un attimo.

giovedì 11 ottobre 2012

Innovazione del printing per risparmiare


Occorre che le imprese guardino all’innovazione dei processi non come ad un costo ma come ad un investimento. Posso garantire che le aziende arriveranno a risparmiare fino al 20-25% dei costi attuali”. Lo ha detto, intervenendo al forum di Firenze “Azienda digitale, viaggio nell’Italia che compete”, Andrea Pollastri, di Copyworld, impresa fiorentina che si affermata nel mercato toscano come consulente e fornitore di prodotti e soluzioni per il mondo delle aziende e dell’office, sistemi digitali multifunzione e stampanti-fax integrati con soluzioni semplici e intelligenti in grado di apportare maggiore efficienza, qualità e risparmio attraverso l’ottimizzazione di tutti i processi legati alla produzione ed alla gestione dei documenti. “L’innovazione e quindi il risparmio — ha aggiunto Pollastri — si ottengono, tra le altre cose, ottimizzando il settore del printing e attraverso una valutazione consulenziale attenta di quanto e come si può risparmiare sui singoli dispositivi. Può sembrare, questo, un aspetto secondario, e invece è importantissimo — ha aggiunto Pollastri — Nelle aziende non c’è consuetudine a svolgere controlli dei costi delle multifunzione e la maggior parte dei prodotti installati sono sotto utilizzanti. Facendo così si rinuncia a risparmi che nel tempo possono rivelarsi molto importanti. Lo ripeto: la digitalizzazione può portare benefici che oggi sono ancora sottovalutati”.

Stampare pannelli solari


Shawn Frayne e Alex Hornstein, due giovani inventori americani, si sono adoperati per l’energia pulita, concentrandosi sulla creazione di micro pannelli solare, per rivoluzionare la vita di tutti i giorni sostituendo le batterie inquinanti con l’energia pulita del sole. Loro lo chiamano “Il solare da taschino”, SOLAR POCKET FACTORY. Il problema di questi pannelli è il costo elevato di produzione quindi il loro progetto si è focalizzato sulla realizzazione di una stampante per micropannelli solari che abbattesse il costo di produzione. Usando kickstarter per raccogliere i fondi online, hanno ricevuto oltre 70000 dollari dei 50000 richiesti per partire. Ora si sono posti degli obbiettivi: con i primi soldi a disposizione hanno realizzato la prima SOLAR POCKET FACTORY. Se raggiungeranno 100mila dollari riprogetteranno il laser della loro macchina e rilasceranno il progetto open source . A 150mila dollari saranno invece in grado di produrre delle SOLAR POCKET FACTORY che saranno alimentate a loro volta dai pannelli solari che loro stesse sono in grado di produrre.

venerdì 5 ottobre 2012

Stampante per etichette mobile

Non una, ma due le nuove stampanti di ricevute PR2 e PR3 di Intermec: le più piccole, leggere e durevoli nella loro categoria. Progettata per garantire una comodità operativa ai professionisti che operano sul campo, nelle applicazioni di consegna diretta (DSD), tentata vendita, field service, pagamento in mobilità e nella gestione elettronica delle multe, ogni stampante per etichette è portatile e misura da 2 a 3 pollici. Soluzione ideale per l’ampia gamma di computer palmari Intermec, con la possibilità di utilizzare gli stessi sistemi di ricarica, le stesse culle, gli stessi accessori e le funzionalità di gestione remota per tutti i dispositivi, così da garantire un TCO (total cost of ownership) ridotto e un’efficienza migliorata.
Le aziende possono adattare le stampanti al proprio specifico ambiente lavorativo attraverso una serie completa di accessori modulari, fornendo al contempo un vantaggio competitivo grazie alla stampa di fatture sul campo. Veloci, con il tempo di produzione della prima ricevuta più rapido della loro categoria, PR2 e PR3 sono state progettate per garantire comfort e affidabilità quotidiana – comode da indossare per tutto il giorno grazie all’utilizzo del fermaglio per cintura fornito di serie, oppure con il laccio da cintura e la cinghia da tracolla opzionali, per facilitarne ulteriormente la portabilità.

giovedì 4 ottobre 2012

Come risparmiare inchiostro


Come possiamo fare per risparmiare inchiostro quando si stampa? La risposta è molto semplice. Se si tratta di stampare in generale, una soluzione interessante è quella di comprare stampanti a basso consumo d’inchiostro. Ma non è solo l’unico rimedio. Nel caso si debba stampare prevalentemente testo, può essere utile usare caratteri semplici senza eccessive “grazie” stilistiche. Tra questi, vi è un carattere (o font) progettato appositamente per risparmiare il 20% di inchiostro. Il suo nome è "Ecofont“ e ci riesce grazie ad una trovata molto intelligente: i caratteri sono bucherellati in modo da lasciare zone dove non sia necessario riversare l’inchiostro. Considerando che si usano spesso dimensioni da 10 a 14 punti, nei documenti, l’effetto gruviera di questi caratteri non è invisibile ad occhio nudo. Nel caso, invece, si stampino prevalentemente immagini, può essere utile ricorrere alla modalità “bozza” o “scala di grigi”, entrambe selezionabili tra le opzioni della nostra stampante